“Non c’è arma più letale di un marine col suo fucile”!

Parafrasando questa affermazione del Generale MacArthur, mi piace riferirmi alla relazione tra Kobudo e Karate affermando: “nelle Arti Marziali, non c’è arma più letale di un karateka col suo bo”!

Il legame tra il Karate e il repertorio delle innumerevoli armi improprie della cultura marziale giapponese, le più diffuse e conosciute delle quali sono il bo (bastone lungo), i tonfa (una sorta di manganelli muniti di manico, da qualche tempo in dotazione anche alle nostre forze di polizia), il nunchaku (due barre di legno unite ad un estremo da una corda o una catena), i sai (una sorta di “spiedi” muniti di uncini laterali) e i kama (falcetti non molto dissimili da quelli ancora oggi usati in agricoltura un po’ dovunque)  è antico quanto il Karate stesso.

Un indirizzo sempre più sportivo del Karate moderno ha invece finito per relegare questo aspetto ad un’appendice sempre più negletta, amata e praticata solo da pochi appassionati che, per un attaccamento più fedele alla tradizione o per la consapevolezza dell’importanza che il Kobudo ha nel miglioramento tecnico generale, vi si dedicano con entusiasmo.

Il corso di Kobudo inserito nelle attività del  BUSHI si propone di colmare questa lacuna offrendone un approccio misurato e facilmente accessibile, che vada a completare la formazione tecnica dei karateka e ad arricchire quella di chi pratica altre discipline marziali.

La pratica inizia dallo studio del bo, arma elettiva del Kobudo, e si estende poi, per chi ne apprezza i vari aspetti formativi, alle altre armi del repertorio più noto (nunchaku, sai, tonfa e kama).

Un corso rivolto in particolare a chi ha già una base tecnica nel karate ,  ma anche a chi apprezzi semplicemente il valore del Kobudo con passione sincera.